Tre giovani bolognesi in viaggio con la carovana per i rifugiati in Ungheria

In questi giorni sentiamo tanto parlare del dramma dei migranti che fuggono dagli stati dell’Africa e del Medio Oriente verso l’Europa e delle conseguenti reazioni dei popoli degli Stati in cui arrivano. Riguardo a questo delicato tema di grande attualità, merita attenzione una storia molto particolare.

Tre attivisti del centro sociale Tpo e del collettivo Labas di Bologna, infatti, si sono messi in cammino verso l’Austria prima e per l’Ungheria in un secondo momento per prendere parte alla carovana di aiuto ai rifugiati, composta da volontari, perlopiù austriaci, aggregati col passa parola nei social networl e lo slogan “Refugees welcome”. “Questa mattina alla stazione di Budapest abbiamo trovato la situazione ancor più ‘normalizzata’. Solo poche decine di migranti, in prevalenza afgani, sono ancora accampati e aiutati dai volontari locali. Ora siamo già a due passi da Roszke, località al confine serbo, notoriamente teatro di duri scontri tra polizia e migranti nelle scorse settimane”. Le parole dei tre, Detjon Begaj, Francesca Zanoni, Stefano Caselli,ventenni, i primi due studenti di Giurisprudenza e il terzo Stefano infermiere (disoccupato), partiti sabato da Bologna.

Lottiamo per un’Europa solidale, accogliente, senza confini: questo è il momento per essere qui”, spiega Detjon Begaj, 24 anni. Qui sarebbe il confine tra Ungheria e Serbia, il punto in cui corre il filo spinato, voluto fortemente fatto alzare dal premier ungherese, Viktor Orbàn. “C’è un campo profughi in condizioni pessime: solo teli, non vere e proprie tende, tesi a fare da tettoie, con 9 gradi alla sera – prosegue Detjon – i siriani dovrebbero ricevere un documento che gli permetterebbe di muoversi in Ungheria, invece non accade. E tanti sono accampati lungo i binari della ferrovia che corrono al confine, proprio dove c’è il filo spinato. Noi siamo qui per informarli, aiutarli in qualche modo e soprattutto documentare quello che sta avvenendo”.

I tre attivisti, giunti a Vienna, si sono aggregati, con la loro auto, alla carovana. “Molte auto sono riuscite a trasportare i migranti dall’Ungheria all’Austria, praticando un obiettivo concreto nonostante il rischio di essere arrestati“. Al confine hanno continuato per Budapest. “A Vienna abbiamo visto il treno speciali che portava i siriani a Monaco. La carovana è partita senza timore di ritorsioni, come annunciato dal premier ungherese: è stato un atto di disobbedienza. Straordinario è stato il movimento dei migranti, con la marcia, così come straordinaria è stata questa operazione di solidarietà partita dal basso”, illustra ancora Detjon.

Su Facebook i ragazzi narrano il loro racconto e le storie che hanno potuto ascoltare.  “Da qualche giorno la Serbia fa passare tutti, come ci racconta Aarman e un pezzo della sua famiglia (degli altri non si hanno notizie, scomparsi alla frontiera turca). Li abbiamo incontrati in un distributore di benzina e abbiamo atteso che i passeur, al prezzo di 100 euro a persona, li caricassero in macchina verso Budapest. Vengono dalla Siria, sono partiti due mesi fa passando a piedi, con un figlio in stampelle e un altro di appena tre mesi di vita, per l’Iraq, la Turchia, la Grecia, la Macedonia e la Serbia. Il punto è questo: l’apertura della Germania e dell’Austria ha creato una psicosi e una fretta di muoversi, e il cambio di rotta dichiarato dalla Merkel e da Orban in queste ore (la prima per fare pressioni in vista del vertice europeo, il secondo per mantenere il consenso interno) può alimentare la corsa alla frontiera prima che si chiuda di nuovo”.

In mezzo a tutte terribili notizie, una storia positiva che non poteva non esser raccontata, a conferma che ci sono anche parecchi giovani validi.