A Campiglio importante lezione di Mercalli sui rischi per l’ambiente

E così, Cina e Stati Uniti hanno deciso di firmare l’accordo sul clima (Cop21) siglato lo scorso mese di Dicembre a Parigi avente lo scopo di combattere il riscaldamento globale. Si è compiuto un passo molto importante, fondamentale, perché a firmare l’accordo sono le due potenze sulle quali cade la responsabilità di quasi il 38% delle emissioni di anidride carbonica che, è bene ricordarlo, è il gas che più incide sul riscaldamento globale.
Una notizia questa che mi ha ricordato un evento molto interessante a cui ho partecipato a Madonna di Campiglio, all’interno del festival “Mistero dei Monti” e che ha avuto come protagonista Luca Mercalli. Il famoso meteorologo e climatologo, nonchè giornalista su “La Stampa” e conduttore del programma “Scala Mercalli”, in onda su Rai2 (cancellato, proprio in quei giorni, dai palinsesti della prossima stagione) ha trattato “Sua altezza la Terra. Istruzioni per il presente.

gazzettadiparma.it
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Mercalli, partendo proprio dallo spiacevole fatto della cancellazione del suo programma, ha affermato che “sembra dia fastidio, disturbi parlare di problemi ambientali, anzi sembra quasi che più i problemi aumentano e meno ce ne occupiamo. Oltre all’effetto predica, sempre poco gradito, i problemi cominciano a entrare in conflitto con una certa conduzione dell’economia del presente, mentre ce ne vorrebbe una nuova, della sostenibilità, che a fatica si sta facendo strada… Eppure, sotto i nostri occhi ogni giorno abbiamo dati che giustificano questo tipo di urgenza. ..Ci si accorge di temi di drammatica attualità anche per l’Europa, in quanto la gente si muove perché sta male, quindi anche per ragioni climatiche… ci si sposta per la fame, legata moltissimo al clima… Ma il livello di attenzione non si alza”. E pensare che “sua altezza la Terra è l’unico posto dove possiamo abitare. Dobbiamo renderci conto che se guastiamo il giocattolo, chi ne fa le spese siamo noi. Non facciamo del vecchio ambientalismo naïf, perché la natura è dal punto di vista scientifico una complessa rete di relazioni che ci serve per sopravvivere in quanto, se la natura non funziona, non funziona nemmeno l’uomo. Facciamo parte della natura, perciò parlare di ambiente è la prima cosa fondamentale per salvare l’uomo. Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole, perché da sempre ci sono stati errori di sottovalutazione dei fenomeni naturali da parte della politica e della gente; insomma, non sono errori propri solo del nostro tempo.” Ma la storia non insegna! Passano anni, secoli, ma tendiamo sempre ad ignorare i problemi. Invece, “soprattutto adesso che la scienza ha un metodo, bisognerebbe verificare se le informazioni date dagli scienziati sono giuste o meno e, se giuste, prendere provvedimenti perché altrimenti i problemi saranno sempre più gravi…E’ stata la rivoluzione industriale a cambiare l’approccio con le risorse globali, con la natura e a creare l’aumento della popolazione terrestre che prima aveva avuto un’evoluzione molto lenta. Nel 1800 si raggiunse il primo miliardo, poi gli incrementi sono diventati sempre più rapidi, e in modo vertiginoso: il secondo miliardo negli anni venti del Novecento e oggi sette miliardi. Nel 2050, la popolazione sarà di nove miliardi e mezzo! Una crescita come quella degli ultimi decenni, e come quella prevista per il futuro, non si è mai vista… Ma questi problemi erano già noti nel passato, addirittura all’inizio degli anni Settanta, quando uscì un rapporto sui limiti dello sviluppo, nel quale si cercava di far capire che la terra non ha dimensioni infinite, è un pianeta limitato sul quale tutto ciò che facciamo lascia una traccia. La reazione a quel rapporto fu una respinta netta. E così abbiamo perso quarant’anni! Se avessimo scelto un’altra direzione, alcuni problemi oggi non sarebbero tanto drammatici. Pochi mesi fa in Inghilterra è uscito un interessante aggiornamento di quel rapporto, chiamato proprio “I limiti rivisitati“. E anche in questo caso c’è stato un silenzio assoluto. Perché non costruiamo un dibattito sui nostri giornali? È possibile che ci definiscano gufi e dicano che vogliamo tornare al medioevo o, peggio ancora, che veniamo trattati come imbecilli? Tra l’altro, l’aggiornamento dimostra che i dati del 1972 erano esatti! Nell’aggiornamento uscito, inoltre,si afferma che i prossimi decenni saranno decisivi e che la risposta precoce è vitale quando si arriva vicino ai limiti. Ciò significa che dovremmo considerare questi problemi e buttarci a capofitto nel cercare una soluzione. Il tempo passa, ma non c’è questa risposta precoce, anzi si fa di tutto per dimenticare, per mettere la testa sotto la sabbia. Eppure la scienza produce ogni giorno una quantità incredibile di studi di una gravità inaudita…Sono stati scritti molti libri su questi argomenti, ma non diventano mai best seller e non vendono milioni di copie. E’ strano che ciò che non è rilevante diventi importante e ciò che è rilevante non sia importante sui mass media .”

“Nel 2009 sono stati individuati i problemi più seri: il cambiamento climatico, l’acidificazione delle acque dolci, il buco dell’ozono, l’eccessivo uso di acqua dolce, la deforestazione, la cementificazione e la perdita di bio diversità. L’8 Agosto c’è stata una ricorrenza importante di cui si è parlato pochissimo, il sovra sfruttamento della Terra, un altro di quei temi che dovrebbe essere in prima pagina. Da una ventina d’anni si è soliti fare un calcolo per vedere quando, nell’anno in corso, l’umanità termina di usare gli interessi della natura. Fino al 1970 eravamo in equilibrio con quello che la natura produceva, da quell’anno, però, non ascoltando i suggerimenti del rapporto sui limiti, abbiamo continuato a crescere e ciò significa che gli interessi sono stati consumati molto prima del 31 dicembre. Parlando dell’anno in corso, 2016, da oggi ( 9 Agosto )intacchiamo il capitale e contraiamo un debito profondo con sua altezza la terra, la natura e le generazioni future, prelevando risorse che non sono rinnovabili o che lasciano un’eredità scomoda che graverà soprattutto sui più giovani. Quindi, l’umanità si sta mangiando una terra e mezza e le proiezioni dicono che, senza alcun controllo del nostro prelievo naturale, nel 2050 avremo bisogno di tre terre!
Quale la sfida da vincere, allora? Dobbiamo mirare ad avere una vita dignitosa, ma dobbiamo esser così bravi da riuscire a farlo negli equilibri fisici dell’unico pianeta che abbiamo. Nessun capo di stato o leader religioso potrà mai cambiare la termo dinamica, perché è fatta così. L’ha capito benissimo Papa Francesco che nell’enciclica Laudato Si’ ha scritto che noi uomini siamo un pezzo del creato che abbiamo il compito di custodire stando attenti a non farci male da soli, perché i paletti sono inamovibili, i limiti fisici della terra sono quelli. Comandano loro, anche se, per certi versi, sono tolleranti, tanto che per molti processi ci lasciano del tempo, ma lo stiamo dilapidando. Se, invece, avessimo finalmente l’accortezza di capire che siamo stati graziati finora, discuteremmo solo di questo argomento, perché tutto il resto è una conseguenza.

Con malcelato sconforto, Mercalli segnala che “ci sono decine di appelli di scienziati di tutto il mondo, anche medici, che ripetono incessantemente la stessa cosa da anni e anni. Tutta questo è un colossale spreco di conoscenza. Risulta del tutto inutile che l’uomo sia arrivato a queste vette, se poi non usa il sapere raggiunto, lo tiene nei cassetti e quei testi circolano solo tra gli addetti ai lavori non producendo effetti nella società civile. Tanto valeva esser ignoranti e rimanere sanza virtute e canoscenza, come disse Dante. Questo è il rammarico e la frustrazione di chi lavora nel settore scientifico.

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Non possiamo, ad esempio, continuare a bruciare petrolio e carbone, anche perché non sono infiniti: converrebbe, quindi, anticipare la rivoluzione energetica. Dobbiamo riuscire a non bruciare combustibili fossili e investire sulle rinnovabili e ogni luogo ha le sue prerogative che vanno sfruttate al meglio. Alcuni Paesi hanno una politica energetica totalmente rinnovabile: la Danimarca, ad esempio, ha un piano preciso e dal 2050 sarà fuori dal petrolio.
Inoltre, bruciando petrolio e carbone, si causano cambiamenti climatici, provocati dalle immissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Il 2015 è stato l’anno più caldo ed è molto probabile che il 2016 lo superi, considerato che i primi sei mesi sono stati i più caldi della storia. C’è un trend in salita, soprattutto da 30 anni a questa parte. Anche nei singoli mesi c’è una forte tendenza al riscaldamento, diventata normalità, e questo genera problemi col ghiaccio della banchisa artica, ad esempio. Le Nazioni Unite attuano un monitoraggio continuo con un’agenzia che una volta all’anno indice poi la Conferenza Mondiale sul clima che, basandosi sul rapporto quinquennale, dovrebbe portare a decisioni politiche concrete…Ci sono tante informazioni utili per il futuro ed è possibile simulare il comportamento del clima con delle equazioni che cercano di capire dove andremo a finire…Nella conferenza sul clima di Parigi del novembre 2015 si è discusso molto sul grafico delle previsioni relative al comportamento climatico e si è trovato utile individuare un limite di sicurezza da rispettare, stabilito nell’aumento massimo di due gradi. A maggioranza, si è sentita la necessità di prendere provvedimenti per rimaner nella soglia dei due gradi, ma questa importante decisione è soltanto un accordo di massima che poi deve esser ratificata dai parlamenti. La firma ufficiale è arrivata il 21 aprile e ad oggi, dopo tre mesi e mezzo, hanno firmato solo ventuno Paesi! Fra tanti altri, mancano ancora, purtroppo, UE, USA, Cina e Russia (alla data attuale, come anticipato sopra, USA e Cina hanno dato il buon esempio, nda). Non mi sembra ci sia tutta questa convinzione! Inoltre, l’accordo entrerà in vigore soltanto quando sarà stato approvato dal 55% dei Paesi (e finora non siamo nemmeno all’1%). Abbiamo ancora quasi un anno di tempo e mi auguro che sia arrivi a raggiungere il 55%, ma, se c’era davvero tutto questo afflato, si sarebbero dovuti precipitare a firmare e il problema dovrebbe essere, in questo periodo, oggetto di un dibattito profondo nella società. Se non facciamo nulla per impedire l’aumento di cinque gradi della temperatura, l’area del Mediterraneo sarà la più penalizzata, perché molto vicino al Nord Africa. Ad esempio, nell’Italia del Nord ci saranno otto gradi in più a fine secolo e questo vuole dire che Torino ci saranno 50 gradi!. Questi sono gli scenari , facciamo pure altre verifiche e studiamo ancora, ma poi bisognerà prendere le opportune e concrete decisioni. Se questi dati sono veri anche solo in parte, è un vero problema. Non meravigliamoci se poi ci sono gli eventi estremi, come per esempio le alluvioni a Genova… Invece, come detto prima, dopo sei mesi dalla Conferenza di Parigi sul clima con tutte le Nazioni più potenti coinvolte, mi pare che la situazione sia in stallo. Alla fine, l’unico che ha alzato una forte bandiera sull’ambientalismo, è stato solo Papa Francesco, l’unico che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno.”

E come non ricordare il problema che affligge gli oceani? “Questi stanno aumentando di 3 mm all’anno. Dal 1993 il mare si è alzato di 7 cm che si cominciano a vedere, per esempio in Bangladesh o a Venezia. E le soluzioni ci sono, non sono una garanzia totale, ma dobbiamo provarci. Dobbiamo, per esempio, fermare il consumo di tutti quegli elementi che non sono rinnovabili. Quando cementifichiamo il suolo, l’abbiamo perso per sempre. Invece, ne abbiamo un bisogno estremo, perché ci dà da mangiare, ci protegge dalle alluvioni senza sottovalutare gli aspetti estetici e di bellezza del paesaggio. In questo momento la cementificazione in Italia si è fermata, ma solo per la crisi; non appena ci sarà un po’ di crescita, si riprenderà, anche se l’edilizia potrebbe benissimo vivere solo con le ristrutturazioni, considerato che siamo il Paese col maggior patrimonio edilizio da ristrutturare.”

Il meteorologo passa, quindi, a trattare brevemente l’argomento dei rifiuti, spiegando che “sono un problema recente, nato con la plastica, perché prima tutto era gestito come biodegradabile. Da quando è arrivata la plastica, con tanti prodotti chimici di sintesi quasi tutti tossici, si è presentato la grave questione. I rifiuti nuocciono prima agli animali e poi alla nostra salute e sarebbe, quindi, opportuno produrre meno rifiuti”. Mercalli sostiene che ”sostenibilità e resilienza sono le grandi parole d’ordine su cui dovremmo riflettere: sostenibilità vuol dire ridurre il danno climatico, mentre resilienza è prepararci ad affrontare quella parte di danno che comunque ci sarà. Non sembrano, però, temi prioritari della politica.”
In Italia non sembra possibile sensibilizzare l’opinione pubblica e, d’altra parte, non so più che strumenti usare per fare pressione sulla politica. Gli unici Paesi dove c’è stata una svolta sono quelli del Nord Europa, nei quali si è raggiunta piena consapevolezza del problema, seguita da azione politica con un parziale cambiamento. Da noi, sinceramente, non vedo alcuna evoluzione, eppure gli strumenti ci sarebbero. Ci sono regioni sensibili, il Trentino per esempio, dove qualche ragionamento sull’uso corretto dell’energia e del territorio è stato fatto. Non tutto è perfetto e problemi esistono anche in questo territorio, però qualcosa si è fatto… Confrontare queste province autonome col resto d’Italia, infatti, mostra differenze nella gestione del patrimonio naturale, per esempio sulla ristrutturazione energetica degli edifici.”
Il climatologo ha, infine , sottolineato il fatto che “ci sono cose che possiamo fare tutti noi, ciascuno nel proprio contesto e magari in misura diversa. Penso ai rifiuti e ai trasporti, ad esempio, dove l’impegno individuale ha una forte rilevanza, perché sono, comunque, cose concrete. Poi ci sono cose più grandi per le quali serve l’azione politica. E’ un processo che deve andare avanti su due sentieri paralleli: la parte individuale e la parte sociale, collettiva. Non si può fare tutto da soli e non può fare tutto la politica, perché ci possono essere leggi straordinarie che, se non sono socialmente accettate, non producono grandi cambiamenti e, dall’altro lato, non ci può essere solo una comunità di persone che fa le cose giuste, se non c’è il resto della società che produce una buona legge…
Ancora una volta, è Papa Francesco che ne parla, sconfinando nel campo dell’etica, che è qualcosa che vale per tutti: bisogna capire ciò che è giusto e non giusto, perché la prima legge è quella dentro di noi.”

E Mercalli chiude amaramente affermando che “In questo momento direi che in Italia non c’è né l’una né l’altra parte.

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Molto interessanti le risposte alle domande di un pubblico numeroso e attento, risposte nelle quali sono toccati altri aspetti, alcuni piuttosto scottanti, del problema. Vedo di sintetizzarvi qualcosa:
1. fonti di energia rinnovabili: “sono state fatte riflessioni per evitare di cadere negli errori del passato. Le pale eoliche, ad esempio, sono fatte da fibre vetro, smaltibile, e il pannello anche da silicio. C’è interesse a riciclarli e in Europa sono state già fatte leggi giuste per assicurare il riciclo, in Cina non credo, ma dobbiamo dire che non lasciano, comunque, dei residui che rappresentino un problema a lungo termine.
2. biomasse: “rappresentano una soluzione finché rimangono all’interno delle potenzialità di un certo territorio. Se, invece, la centrale vuole diventare, o si trasforma, in businnes, allora sarà fatta più grande, non basterà il residuo locale e si renderà necessario che i camion portino materiale dalle zone limitrofe. La centrale a biomasse ha un senso, cioè, quando viene dimensionata sulla risorsa che un territorio possiede. Certo, qualsiasi cosa che si bruci fa male, ma molto dipende dalla quantità e dalla modalità. Se c’è una struttura di controllo pubblica che verifica seriamente che le emissioni rientrino nei limiti della legge, la centrale può addirittura presentare un vantaggio anche nei confronti di un camino individuale; un singolo cammino è peggio, perché non c’è nessuno che controlli il fumo, e il discorso vale anche per le stufe a pellet. Mercalli afferma di non essere né un promotore né un denigratore delle centrali a biomasse, ma di considerarle un tipo di energia rinnovabile della quale, pure, non si deve abusare sul territorio.
3. consumo di carne: se da una parte, Mercalli dice di “rifuggire da chi cerca di dare importanza assoluta ad una cosa, sdoganando le altre” afferma anche che “non è vero che il settore carni inquina molto di più; infatti, la produzione di emissioni dalla filiera alimentare è circa il 25%, al pari dei trasporti e della produzione energetica. Quindi è una responsabilità condivisa. Lo dico, perché c’è chi fa una crociata contro una sola cosa: per esempio, c’è chi si professa vegetariano e vegano e poi esce col Porsche cayenne. Detto questo, è vero che più carne consumiamo, insieme più emissioni mangiamo, ma è anche vero che, senza bisogno di dire abolire la carne, cosa che trovo radicale, basterebbe tornare a mangiarla come negli anni Sessanta, cioè raramente e in modeste quantità. Non fa bene all’ambiente e nemmeno alla salute, quindi mangiamola con moderazione!

Al di là di qualsiasi nostra convinzione personale, credo e stile di vita, penso che la “lezione” di Mercalli ci offra spunti di riflessione sui quali non sorvolare e ci possa far nascere qualche ragionevole dubbio sui nostri comportamenti quotidiani e le loro ripercussioni su chi ci sta accanto e su chi verrà dopo di noi. Senza dimenticare l’impegno che, come cittadini, dobbiamo mettere in campo per chiedere che sia fatto di più per la salute del nostro pianeta, e quindi anche della nostra; controllare che alle parole, che sempre è facile pronunciare, seguano idee e fatti e, per il future, scegliere le persone giuste. Spetta soprattutto a noi giovani impegnarci concretamente, rilevare e condannare certi comportamenti, senza fare dell’allarmismo o fanatismo.
Tante sono le voci che “predicano” l’amore per la Terra che, in fin dei conti, è l’amore per l’uomo. Cerchiamo di ascoltare, vagliare, scegliere e agire! Non è facile, sono quattro verbi che comportano un peso incredibile, ma, a quanto ci stanno dicendo, NON C’E’ PIU’ TEMPO.

Mi è venuto sottomano il numero 38 del settimanale GRAZIA. Alle pagine 38 e 39 c’è un articolo a firma della scrittrice Isabella Santacroce in merito “Solo una poesia d’amore salverà il PIANETA”.

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Vi consiglio di cercarlo e di leggerlo con calma: due pagine dallo stile particolare che presentano punti in comune con la lezione di Mercalli, ma soprattutto vogliono svegliare il nostro senso di responsabilità.