L’eredità del Giubileo secondo un Padre Barnabita

Poche settimane fa, si è chiuso un importante evento in primis religioso, ma che ha catturato l’attenzione anche di chi non ha assidua frequentazione con i temi religiosi, o addirittura non ne ha per nulla. Sto parlando del Giubileo straordinario della Misericordia, iniziato l’8 Dicembre 2015 e terminato pochi giorni fa, esattamente il 20 Novembre. I lettori di vecchia data di questo blog ricorderanno, forse, che scrissi un articolo su questo tema già un anno fa, poco dopo l’inizio dell’evento. Ho ritenuto opportuno parlare nuovamente del Giubileo, ora che si è chiuso, intervistando il mio professore di religione del liceo, Simone Giannicola, Padre Barnabita. Dopo una permanenza di alcuni anni presso il Collegio San Francesco di Lodi, è poi stato trasferito a Roma dove i Barnabiti hanno uno studentato teologico internazionale e da due anni vive a Napoli, città nella quale si trova un loro Istituto Paritario.

Quando ha appreso la notizia della volontà di Papa Francesco di indire il Giubileo straordinario della Misericordia, ricorda quale fu il suo primo pensiero?
Per la verità non ricordo proprio questo momento, sicuramente la mia vena protestante non avrà esultato più di tanto, ma il dipanarsi delle informazioni e specialmente delle giornate del Papa, a cominciare da quello “strano” viaggio a Banguì, nel cuore dell’Africa “solo” per aprire una porta, (meglio, per aprire la porta ufficiale del giubileo!) e quei venerdì trascorsi tra carcerati, malati, uomini che hanno lasciato il sacerdozio e così via… mi ha aperto gli occhi su un’altra realtà, e non secondaria, della vita cristiana: la misericordia.
Non che prima non pensassi alla misericordia o non cercassi di metterla in pratica, ma ora non può più essere vissuta come un accessorio!

Appena prima dell’inizio del Giubileo, si verificarono i terribili attentati di Parigi e molti si chiesero se non fosse meglio annullarlo. Ora sappiamo che è andato tutto bene, ma allora, nutrì anche lei qualche timore?
In quei giorni, ero in Belgio con alcuni giovani per un pellegrinaggio: non è stato piacevole trovarsi sulla stessa strada percorsa dai terroristi e vedere l’esercito presente in forza, quasi toccare con mano la tensione e la paura diventate “concrete” “reali” “presenti”. Però, allora come oggi, io credo che non dobbiamo lasciarci condizionare, che dobbiamo reagire, anche rischiando, se serve, altrimenti facciamo il gioco di chi vuole terrorizzarci. La paura c’era, a Roma, come a Cracovia (sede della Giornata Mondiale della Gioventù 2016 nda) e in altre località sedi di eventi ufficiali. Non si tratta di essere incoscienti, ma realisti e combattivi, usando certamente non le armi dei terroristi, ma altri mezzi!

hano.it
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Concorda con quanti sostengono che la paura di attentati abbia condizionato l’arrivo dei fedeli a Roma?
Non so se siano andate più o meno persone a Roma, rispetto alle aspettative: io ci sono andato e non da solo! Teniamo presente che per scelta di Papa Francesco, molto è stato fatto a livello locale, “periferico” con conseguenti scelte diverse.

Come ha vissuto questo evento? Che bilancio ne fa come uomo di Chiesa?
Ho cercato di far sì che la straordinarietà della misericordia, non tanto nel senso di un tempo straordinario di grazia, ma come aggettivo qualificativo delle misericordia, riempisse ancora di più, desse ancora più senso al mio vivere e operare quotidiano. Come dicevo prima, questo Giubileo, forse proprio perché un poco di più in “sordina”, ha permesso, nel silenzio, di riscoprire il valore fondante, essenziale della misericordia. Potrei dire, parafrasando il messaggio conclusivo di Papa Francesco al termine dell’anno giubilare, ha sollecitato noi cristiani a non fare della misericordia solo una serie di opere da fare, ma una dimensione culturale della nostra vita di fede. Ci ha sollecitato a passare da un fare per il fare a un pensare e vivere il fare. Veramente la misericordia deve diventare sempre di più una dimensione essenziale della nostra vita cristiana e non solo un accessorio per guadagnare il Paradiso. Se riusciremo a fare questo salto qualitativo, credo che avremo a maggior ragione diritto a un posto in Paradiso.

farodiroma.it
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Come risposta a chi ha affermato che questo Giubileo è stato un flop, Monsignor Fisichella ha voluto rimarcare il fatto che a Roma sono arrivati 20 milioni di pellegrini (anzi, in realtà gli ultimissimi dati riportati da qualche giornale parlano di 21 milioni!). A Roma, ci si aspettava un flusso maggiore o ci si lamenta solo perché i fedeli sono mossi da motivazioni ben diverse dal classico turista?
Non credo che a Papa Francesco interessino i numeri, che credo non siano stati quelli che si aspettava, ma la qualità delle presenze. Come diceva a un gruppo che ho accompagnato: “Siete a Roma non per il Papa, ma per riqualificare la vostra fede”. Il giubileo non è tanto il pellegrinaggio esteriore, magari in un bel posto, ma prima di tutto nella propria vita di uomini e di cristiani!

Pensa sia stato recepito il vero significato che il Pontefice ha voluto trasmettere?
Io credo che molti, e penso, ad esempio, ai tanti giovani radunati a Cracovia, abbiamo realmente, e meglio che in passato, recepito il messaggio di questo Giubileo al di là d’essere andati o no in pellegrinaggio a Roma.

vitatrentina.it
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Cosa può fare la Chiesa affinché lo spirito del Giubileo rimanga e si manifesti anche ora che l’evento è finito?
Questa è la domanda più importante e più difficile. La Chiesa deve riconoscere e coltivare una cultura della misericordia. Il seme è stato gettato, ora bisogna farlo crescere e non mancano segnali in merito.

Da quanto riportato dai giornali, tanti vescovi hanno fatto pressione per l’apertura di porte sante nelle loro diocesi (il record è andato a Bergamo, seguita da Cosenza e Milano). Secondo lei ciò si è verificato solo per raccogliere l’invito alla sobrietà di Papa Francesco che ha voluto un Giubileo “diffuso”? E quanto può avere inciso sui dati finali di cui sopra?
Ribadisco, non mi interessano i numeri che riguardano Roma! Mi auguro che le porte locali siano state l’occasione per rinnovare e rinsaldare la fede di noi tutti. Anche la “perifericità” del Giubileo è stata, e potrà essere, una scelta culturale con tutte le conseguenze che questa parola comporta.

Ringrazio Padre Giannicola per la disponibilità dimostrata, nonostante i tanti impegni che il tempo d’avvento comporta, e spero che il suo punto di vista possa essere utile, come lo è stato per me, a riflettere sull’importante messaggio che Papa Francesco ha voluto trasmettere. Sono tempi non facili, la realtà quotidiana presenta problematiche complesse, scontri violenti, paura diffusa…ma “Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza ” come scrisse Bergoglio l’11 Aprile 2015 nella bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia.