Coronavirus: la speranza non muore mai (seconda parte)

Dopo un po’ di tempo, ritorno ad occuparmi di come la gente comune sta affrontando i problemi causati dal perdurare della pandemia. E’ ormai passatom un anno da quando la nostra vita è stata stravolta: ricordo che il 29 gennaio 2020  a Roma ci fu il caso  dei due turisti cinesi positivi…Un anno lungo per tutti, ma per molti drammatico e buio; abbiamo cercato di adeguarci a questa strana forma di vita che ci ha rubato di colpo la normalità, la quotidianità dei nostri gesti e tanto altro. Abbiamo capito che dovevamo reinventarci una nuova normalità, siamo andati così avanti e siamo arrivati ad oggi. Ci avessero detto chiaro fin dall’inizio che ci aspettava un intero anno e buona parte di un altro ancora, forse non saremmo riusciti a trovare dentro di noi la forza per affrontare le delusioni venute dopo le illusioni, il su e giù tra i colori, le chiusure più lunghe delle aperture, le attese estenuanti dei numeri dei positivi e dei ricoverati e quelle drammatiche dei deceduti…Ma presto ne usciremo e ci ritroveremo cambiati, non c’è dubbio. Meno certezze sul fatto che saremo un po’ più buoni, più rispettosi, più altruisti, più ambientalisti e meno cattivi, meno arroganti, meno egoisti, meno consumisti….Come scrisse il Manzoni: “ Ai posteri l’ardua sentenza”.

Mara Zinni, di Vasto (Ch) istruttrice di nuoto e acqua fitness (interpellata il 25 Gennaio)

  • Come ha vissuto, e sta vivendo, questa triste esperienza?

La pandemia mi ha costretta a stare a casa, in quanto non ho potuto più continuare a svolgere il mio lavoro di istruttrice di nuoto ed acqua fitness. Avere tanto tempo libero e cercare di gestirlo al meglio è però diventato via via semplice, perché molte ore le dedico a coltivare i miei hobby, e  i miei interessi maggiori, che sono lo sport e la lettura. I rapporti sociali, naturalmente, si  sono ridotti al nulla e questa è la cosa che più mi ha sconvolto e mi sconvolge ancora adesso, perché non ci si abitua mai. Ma la paura di contrarre il virus è sempre incalzante e non mi fa mai abbassare la guardia.

  • Cosa pensa delle misure e delle scelte prese adottate dal Governo nel corso di questi mesi?

Il Governo, inizialmente, non si è reso conto della portata del virus ed ha reagito in modo superficiale e poco prudente. Raggiunta nel tempo la consapevolezza della virulenza del nemico covid, ha cercato di prendere le giuste misure cautelative anche se, a parer mio, in alcuni momenti c’è stato troppo permessivismo e poi si è dovuto correre ai ripari, quando era già troppo tardi. Il futuro nessuno lo conosce; al momento l’unica speranza è nel vaccino. Si procede però molto a rilento.

  • Quando sarà il suo turno, si vaccinerà?

Sì certo, anzi, se potessi, lo farei fin da subito.

  • Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?

Questa esperienza mi ha portato a ripiegarmi più su me stessa, mi ha proiettato indietro nel tempo, quando da adolescente al chiuso nella mia cameretta ero solita studiare e pensare molto. Mi ha e ci ha insegnato a non dare nulla per scontato, ha messo in evidenza il senso della precarietà della vita, la condizione umana del nostro essere come le foglie in autunno. Questa esperienza mi ha reso consapevole della condizione misera dell’uomo che vale meno di un granello di sabbia nell’ universo. Mi ha fatto riscoprire il senso della solidarietà e mi ha fatto pensare a quella catena di cui parlava Leopardi nella Ginestra. Soltanto la coesione tra gli uomini, anche  fosse solo “virtuale”, potrà aiutarci a superare lo stato di tristezza ed impotenza che ci opprime. Abbiamo riscoperto il senso della fratellanza e imparato a dare maggiore valore alle cose, apprezzando anche solo una passeggiata in compagnia di un nostro caro amico, pur se mantenendoci a distanza. Tutto ha acquisito più sapore, come lo acquisisce tutto ciò che diventa raro e ricercato. Tanto ci è stato negato, ho visto sfumare tanti miei progetti, ho visto la mia vita rallentarsi…concorsi rimandati, speranze appese ad un filo. Una cosa è certa, non ho trascurato il mio animo, mi sono presa cura di me stessa, della mia interiorità, come suggeriva Sant’ Agostino nelle Confessioni e non ho mai, nemmeno per un attimo, abbandonato la speranza di una rinascita.

Simone Pedretti, giovane imprenditore di Pinzolo, fondatore di Pedretti home, arredamento design con pietre particolari (intervistato il 27 gennaio)

  • Come ha vissuto, e sta vivendo, questa triste esperienza?

A livello lavorativo, avendo iniziato da poco la mia attività,  non posso valutare il cambio intervenuto, ma a livello sociale faccio veramente fatica a mantenere rapporti di amicizia e le collaborazioni sono complicate, e questo è una situazione pesante. C’è stata una vera rivoluzione nel nostro modo di vivere che ha influito anche sui progetti della nostra attività: dobbiamo ancora far uscire la prima collezione, perché il covid ci ha rallentato tanto, ma dovremmo farcela nei prossimi mesi. Resta però il problema grande della presentazione e, a questo punto, penseremmo al Salone del mobile di Milano, che è stato spostato a settembre. Non siamo però convinti che possa essere la scelta migliore, considerato che il nostro modo di fare design vuol dire produrre meno ma con più qualità… Il dubbio quindi è se sia giusto aspettare questo evento, rischiando molto se poi non verrà fatto, oppure se presentare la nostra collezione a ristretta cerchia di clienti che già conoscono i marmi Pedretti. Stiamo  valutando i pro e i contro  con molta attenzione.

  • Quando sarà il suo turno, si vaccinerà?

Sì, convintamente. Anche se non so quando toccherà a quelli della mia età, visti i ritardi già accumulati.

  • Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?

Penso che qualsiasi cosa ti lascia un segno e credo che il Covid abbia accelerato cambiamenti già in atto: ci sarà un forte ritorno da parte delle imprese nel dare più attenzione all’aspetto sociale e maggiore  rispetto verso l’ambiente. La pandemia ha imposto un’accelerazione di anni in questa direzione e la spinta in avanti imposta sarà il nostro futuro:  una bella cosa, alla fine. Personalmente, mi porterò dentro diverse esperienze, come lo smart working, che presenta pro e contro. Faccio  l’esempio di un giovane che lavora con noi e che ha una  grande  passione per la bici, cui si dedica al mattino, potendo lavorare da casa al pomeriggio. Insomma, in mezzo  ai tanti aspetti drammatici  che ben conosciamo e sentiamo tutti i giorni, anche da questa triste esperienza si può  tirar fuori qualcosa di buono.

  • Prospettive future?

A livello aziendale sono convinto che siamo sulla strada giusta, il nostro futuro consisterà in una trasformazione più etica della nostra azienda, che produce con alti standard di qualità a scapito della quantità, per le persone che sanno apprezzare o che educheremo a capire il valore di un prodotto originale, se non unico, destinato a durare e a rivalutarsi nel tempo, un bene rifugio da lasciare in eredità. In verità, stiamo già  cercando di farlo; non vogliamo metterci in competizione, ma attuare un cambiamento, un nuovo mondo di fare impresa. E penso che sarà così per tanti altri imprenditori.

Maria Romana, in arte Mary Raw, fotomodella romana. (Interpellata il 29 gennaio)

  • Come ha vissuto, e sta vivendo, questa triste esperienza?

Personalmente sto vivendo questo momento difficile dovuto al coronavirus con la speranza che passi presto e convincendomi che, non appena si tornerà alla completa normalità, farò tutte le cose che non avevo il coraggio di fare, o semplicemente evitavo di fare per pigrizia, prima della pandemia. 

  • Cosa pensa delle misure e delle scelte adottate dal Governo nel corso di questi mesi?

Non sono stata completamente d’accordo con tutte, specialmente con quelle riguardanti la chiusura di cinema, teatri e musei dove, secondo me, si sarebbe potuto andare rispettando le distanze e le altre regole. Questo perché la cultura e l’arte vanno sempre messe al primo posto, insieme alla salute naturalmente. 

  • Quando sarà il suo turno, si vaccinerà?

Si, mi vaccineró per me stessa e per chi mi circonda.

  • Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro? Prospettive future?

Questa pandemia mi ha insegnato che la vita è una sola e deve essere vissuta a pieno senza rimpianti per non aver fatto qualcosa. Mi ha aiutato, inoltre, a conoscermi più a fondo ed a capire maggiormente quel che voglio per me stessa. Ho molti progetti in mente che non vedo l’ora di fare, molti nuovi obiettivi da raggiungere. 

Direi che qualcosa è cambiato:  queste tre testimonianze presentano ancora qualche preoccupazione, ma si nota una maggior fiducia e una speranza più concreta nel futuro. E questo fa proprio bene!

Ringrazio Mara, Simone e Maria per la disponibilità dimostrata e auguro loro, come a tutti, di avere qualche progetto in testa, resistere per quello e prepararsi ad attuarlo. E speriamo accada presto!