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Coronavirus: la speranza non muore mai (terza parte)

Nel mese che ci siamo lasciati alle spalle da pochi giorni, c’è stato il triste anniversario di un anno di pandemia: il 20 Febbraio 2020 ci fu il primo caso di coronavirus a Codogno e il giorno dopo scattarono le prime chiusure. Ancora una volta vi propongo delle testimonianze.

 Ninfa, fotomodella di Milano (sentita l’8 Febbraio)

  • Come ha vissuto, e sta vivendo, questa triste esperienza?
  • Indubbiamente questo triste periodo ci ha cambiati, la nostra vita di “prima” è stata sconvolta, abbiamo dimenticato cosa significa la normalità quotidiana…Il lockdown è stato molto pesante, mutandoci dal punto di vista sociale, perché sono cambiate le nostre abitudini, gli stili di vita, gli approcci interpersonali… Personalmente, mi ha portato a riflettere su tante cose, sul loro valore e a pensare a progetti  per il “dopo”.
  • Cosa pensa delle misure e delle scelte  adottate dal Governo Conte nel corso di questo anno?
  • Credo siano state molto precauzionali, ma sarebbe giusto che si potesse lavorare in sicurezza e avere un po’ di vita sociale, nel rispetto delle regole.
  • Quando sarà il suo turno, si vaccinerà?
  • Sì! Io penso sia importante farlo, anche perché, oltre a garantire la mia salute,  non voglio far del male agli altri.
  • Quali sono le sue prospettive future?
  • Continuerò a fare servizi fotografici, ma il mio sogno è poter lavorare in una tv o comunque nel settore della comunicazione verbale; ho dei progetti in merito, ma preferisco aspettare a svelarli.

Valerio de Gioia, magistrato di Roma (interpellato il 24 febbraio)

  • Come ha vissuto, e sta vivendo, questa triste esperienza?
    Come tante altre persone, senza più il sorriso che, anche quando compare, è celato dalle mascherine e, nella fase del lockdown totale, nella inusuale condizione di persona sottoposta agli arresti domiciliari con il terrore che quella situazione non avesse fine.
  • Cosa pensa delle misure e delle scelte prese adottate dal Governo Conte nel corso di questi dodici mesi?
    Penso che siano state le più opportune; difficilmente si sarebbe potuto fare di più in ragione anche della imprevedibilità dell’evoluzione di un’epidemia che rapidamente ha lasciato il posto alla pandemia.
  • Cosa si aspetta dal nuovo governo, in particolare dalla Ministra della giustizia, il suo settore?
    Mi aspetto interventi mirati al recupero della funzionalità delle attività processuali che, a causa delle sospensioni imposte dal Covid, hanno visto un aumento considerevole delle cause civili pendenti e dei processi penali, aumento al quale occorrerà far rapidamente fronte.
  • Quando sarà il suo turno, si vaccinerà?
    Assolutamente sì: lo devo a me, ai miei familiari e alle persone con cui entro in contatto nella quotidiana attività lavorativa.
  • Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
    Questa esperienza cambierà il nostro modo di vivere: avremo sempre il terrore del ritorno del virus, in una della sue tante varianti, o dell’arrivo di un nuova epidemia. Ma, se mai succedesse, saremo tutti più pronti ad affrontarla.

Gino Salvi, sceneggiatore cinematografico di Genova (ascoltato il 27 Febbraio)

  • Come ha vissuto, e sto vivendo, questa triste esperienza?
  • Grazie al Signore né io né la mia famiglia siamo stati colpiti direttamente dalla pandemia. Comunque, l’ho vissuta e la vivo con grandissima tristezza pensando a tutti coloro che, purtroppo, ne sono stati colpiti. Su un piano più strettamente personale ed esistenziale, non ho smesso di scrivere le mie sceneggiature e, dunque, di progettare il mio futuro. Negli anni ho scritto sceneggiature per quasi ogni genere cinematografico: dal musical al thriller, dal cappa e spada al noir, dal western al dramma romantico, dal giallo giudiziario all’avventuroso. La mia penultima sceneggiatura s’intitola “Isolati” ed è tratta dal romanzo omonimo della scrittrice Iris Bonetti, che ha collaborato anche nella stesura della sceneggiatura. Attualmente sto scrivendo, in inglese, una sceneggiatura intitolata “The Batlte of Leyte Gulf An American Victory” incentrata sulle vicende di marines, aviatori, comandanti di navi da guerra, infermiere, durante la seconda guerra mondiale sul fronte del Pacifico.
  • Che cosa pensa delle misure e delle scelte prese adottate dal Governo Conte nel corso dei mesi precedenti?
  • Credo che tutti i governi europei in generale, compreso il nostro, siano stati colti di sorpresa dalla rapidità della diffusione e dall’elevata contagiosità cui hanno cercato di porre rimedio fra tentativi riusciti e qualche errore: non poteva essere che così.
  • Cosa si aspetta dal governo Draghi?
  • Più che altro che cosa vorrei. Parlando solo del mio specifico e cioè del cinema, vorrei che il governo lavorasse per una rinascita durevole e non effimera della cinematografia italiana, lavorando per riportarla stabilmente ai livelli notevoli di un tempo. Per esempio, impegnandosi per disancorare il cinema italiano dalle secche contrapposte in cui tende ad arenarsi.  Mi riferisco da un lato a quelle dei cine-panettoni comici e dall’altro a quelle di un cinema d’autore troppo ripiegato su sé stesso. Vorrei un ritorno ad un cinema aperto su un vasto range di generi; vorrei che venissero stimolate le coproduzioni con l’estero e in particolare con Hollywood; mi piacerebbe che venisse reso di nuovo conveniente girare film in Italia e che fossero stimolate coproduzioni in cui si possano unire i talenti italiani e stranieri ,come avveniva in quella Cinecittà nota come la Hollywood sul Tevere. Auspicherei, inoltre, che la cinematografia italiana si rifondasse su pellicole che siano allo stesso tempo di valore artistico e di efficacia spettacolare; che venisse stimolata la nascita di maggiori concorsi per sceneggiatori su un’ampia gamma di generi che sappiano valorizzare l’Italia in un’ottica internazionale. Per esempio, tra le mie sceneggiature ne ho scritta una, “Il tempo della vendetta”, che è un thriller ambientato nella mia Genova vista attraverso una lente noir, alla Fritz Lang. E, ne ho scritta un’altra sulla vita del condottiero rinascimentale genovese Andre Doria.
  • Quando sarà il suo turno mi vaccinerò?
  • Certamente sì.
  • Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
  • Credo che dovrebbe, tra le varie cose, insegnare ad irrobustire la nostra economia. Sempre per quel che riguarda il cinema italiano, a rifondarlo come un’industria che coniughi arte e spettacolo, senza sacrificare né l’una e né l’altro.

Voci diverse, ma che contemgono, nonostante la preoccupazione che ancora si avverte,  segni di speranza e  non perdono la fiducia nel “dopo” e si propongono di impegnarsi perché il “dopo” risulti migliore.

 Grazie a Ninfa, Valerio e Gino e l’augurio che ci si possa risentire quando tutto sarà passato e sarà necessario non dimenticare cosa ci eravamo detti quando eravamo nella tempesta e unire le forze perché quello che abbiamo vissuto non risulti tempo perso e solo un’esperienza da dimenticare.